Il lancio dei new gTLD si avvicina.
Se fino a qualche mese addietro in pochi tra i non addetti ai lavori erano a conoscenza della futura introduzione di nuove estensioni, adesso l’interesse a riguardo sta crescendo notevolmente grazie a campagne martellanti sui diversi mezzi di comunicazione volte ad aumentare l’hype attorno all’argomento.
Questa è la prima parte di un articolo volto a chiarire alcuni importanti aspetti di quella che si prospetta una tra le più importanti rivoluzioni di Internet dalla New Economy di fine anni ’90. Iniziamo con le ombre che si annidano attorno ai nuovi gTLD, smorzando i facili entusiasmi che portano spesso a una dannosa disinformazione.
Innanzitutto, i tempi: ICANN ha rimandato più volte il lancio dei nuovi gTLD modificando la loro timeline in continuazione.
Le ultime previsioni danno i primi gTLD disponibili pubblicamente per inizio 2014, quindi la buona notizia è che per attivarsi c’è ancora del tempo.
Per quanto riguarda i numeri in gioco è importante fare delle precisazioni:
- Delle 2000 (1930, x l’esattezza) richieste di nuovi gTLD inoltrate ad ICANN bisogna considerare che ne sono state avanzate di molteplici per la stessa estensione (ad esempio .movie è stato richiesto da 8 aspiranti registri, .love da 7 e .buy da 5). Ciò fa abbassare il numero di gTLD dai 2000 inizialmente pubblicizzati a 1400 circa.
- Consideriamo inoltre che diversi gTLD saranno difficilmente di interesse diffuso per diversi motivi, come ad esempio i TLD geografici (legati a una determinata città o regione) o quelli IDN, scritti in alfabeto arabo (.شبكة), cirillico (.москва), ebraico (.קום), giapponese (.ポイント), cinese (.政府), tailandese (.คอม) e in altri set di caratteri diversi dal comune latino.
- Dei gTLD richiesti una buona parte sono pensati per essere “closed”, ad esclusivo uso interno del Registro che li gestirà. Ad esempio .apple verrà utilizzato esclusivamente da Apple Inc come .sony dalla Sony Corporation, senza possibilità di registrazione da parte di esterni.
I gTLD che saranno open, registrabili da parte di terzi, sono 700 circa. - Ancora nessuno sa esattamente quali regole e restrizioni adotteranno i singoli Registri per i rispettivi gTLD.
Ad esempio per registrare un .wine si potrebbe dover dimostrare di essere dei produttori di vini, così come essere degli isp che erogano servizi di posta elettronica per poter registrare un dominio .email o degli operatori dell’industria dell’intrattenimento per adulti per disporre di un .sex. Questo farà scendere ulteriormente le occasioni di accaparrarsi i domini “a priori”, nella speranza di speculare in un secondo momento sulla loro rivendita. - Altra cosa ancora da stabilire è il costo della tassa di mantenimento annuo. Per i gTLD più comuni potrebbe aggirarsi attorno ai 10 $, ma spettando al singolo Registro stabilire un prezzo ci saranno estensioni con costi di registrazione molto più alti.
- In questa fase inoltre si stanno riscontrando rallentamenti nel lancio dei nuovi gTLD a causa di diversi problemi:
- Stabilire a chi attribuire la gestione di un gTLD in caso di richieste molteplici da parte di diversi soggetti. Un esempio tra i tanti: a chi affidare .amazon? Al famoso negozio online o al governo brasiliano che rappresenta la foresta Amazzonica?
- Valutare caso per caso la possibilità o meno di consentire la coesistenza di gTLD con parole singolari e plurali: .job e .jobs possono coesistere, venire gestiti da Registri distinti con finalità differenti? Ciò che si decide in quel caso potrebbe però non valere per .pet e .pets, quindi ogni caso viene analizzato distintamente.
- I gTLD che visivamente possono risultare troppo simili (come .unicorn e .unicom) rischiano di creare confusione e prestarsi a operazioni di phishing.
- Verisign, operatore sul quale poggia una parte importante dell’infrastruttura di base di Internet, ha sollevato parecchie obiezioni all’introduzione dei nuovi gTLD dichiarando che ICANN ha sottovalutato diversi rischi che potrebbero compromettere in maniera seria il funzionamento della Rete.
- Ultima considerazione, il lancio dei new gTLD non avverrà in un’unica data.
Visto l’elevato numero di TLD coinvolti, le difficoltà burocratiche, tecniche e organizzative che ogni Registro dovrà sostenere, il lancio dei nuovi domini di primo livello si concluderà – previsioni dicono – nel giro di 3 anni. Pertanto, lo sbandierato lancio dei nuovi gTLD non avverrà rendendo contemporaneamente disponibili tutte le estensioni – in un unica tornata – ma, probabilmente a partire da gennaio 2014, ogni mese si renderà disponibile qualche decina di gTLD che ogni operatore deciderà se supportare o meno in base alle eventuali restrizioni, il costo della tassa e altri fattori che possano rendere un’estensione più o meno interessante da vendere.
A fronte di queste considerazioni c’è il timore che la rivoluzione dei nuovi Top Level Domain possa tradursi in notevoli complicazioni per tutta l’Industria dell’hosting, la quale oltre a trovarsi travolta da un elevato numero di richieste differenti avrà difficoltà a gestire le registrazioni a causa dell’eterogeneità dell’offerta: Godaddy potrebbe offrire i domini .home (questo TLD è stato bloccato da ICANN per problemi legati alla stabilità dei dns, Ndr) perché ha fatto lei stessa richiesta di esserne il Registro, ma non vendere i .online perché gestiti da un concorrente (e viceversa), creando una serie di contrapposizioni che costringeranno gli operatori a passare da un fornitore a un altro in cerca dell’estensione richiesta dal cliente.
In questa situazione quantomai complessa iniziano già a spuntare le più disparate iniziative commerciali volte a catturare la clientela. Seppur operazioni legittime, potrebbero indurre un’utenza poco attenta a ritenere che si possa prenotare in anticipo la registrazione di un dominio avendo qualche garanzia di trovarselo assegnato una volta disponibile, mentre non vi è alcuna procedura simile prevista da ICANN (l’argomento verrà trattato più approfonditamente in uno specifico articolo).
Dopo avervi spaventati mostrandovi il lato oscuro dei nuovi gTLD, nella seconda parte vi illustreremo le opportunità da cogliere grazie al lancio di queste nuove estensioni dei domini.